Palazzo Ajutamicristo
via Garibaldi, 23
Palazzo Ajutamicristo prende il suo nome da Guglielmo Ajutamicristo, barone di Misilmeri e di Calatafimi, che ne commissionò la costruzione nel XV con lo scopo di assicurarsi il controllo del commercio cerealicolo. Nel 1490 il Barone chiamò a eseguire i lavori Matteo Carnilivari, già progettista di Palazzo Abatellis e della Chiesa di Santa Maria della Catena. Tuttavia, la costruzione del palazzo venne interrotta già nel 1495 per ragioni economiche. Nonostante ciò, il palazzo ha sempre ospitato illustri visitatori, come la regina Giovanna, moglie del re Don Ferrante di Napoli, l’imperatore Carlo V, e Don Giovanni d’Austria, fratello del re Filippo II.
Dopo i rimaneggiamenti seicenteschi dovuti ai successivi proprietari, i Moncada principi di Paternò, il palazzo si mostra oggi come un’architettura in stile gotico-catalano con balconi e portale barocchi, e un loggiato a doppio ordine interno con un vasto giardino dove era ospitata la statua del Cavallo Marino, oggi risistemato a piazza S. Spirito. Nell’800 i Moncada vendono il Palazzo alle famiglie Calefati di Canalotti e Tasca d’Almerita; a tutt’oggi la famiglia Calefati detiene la sua parte di proprietà, mentre l’altra metà è stata acquistata dalla Regione Siciliana.
Nel portale ad arco policentrico dell’ingresso originario è possibile ancora ammirare lo stemma della famiglia degli Ajutamicristo.
Palazzo Ajutamicristo è parte della sezione Out Of Control Room de Il Giardino Planetario. Coltivare la Coesistenza e ospita le opere di James Bridle, Tania Bruguera, John Gerrard, Filippo Minelli, Lydia Ourahmane, Trevor Paglen, Peng! Collective, Rayyane Tabet, and Richard Vijgen.