Forensic Oceanography

Forensic Oceanography è un progetto di Lorenzo Pezzani (Trento, Italia, 1982) e Charles Heller (New Haven, USA, 1981), principalmente volto a indagare criticamente il regime di confine militarizzato nel Mediterraneo, analizzando le condizioni spaziali ed estetiche che hanno causato oltre 16.500 morti registrati ai confini marittimi europei negli ultimi 20 anni. Combinando le testimonianze di violazioni dei diritti umani con tecnologie digitali come immagini satellitari, dati di localizzazione delle navi, mappatura geospaziale e modelli di deriva, FO si occupa di stimolare un dibattito sulla politica della produzione dell’immagine nell’era della sorveglianza. Insieme a una vasta rete di ONG, scienziati, giornalisti e gruppi attivisti, FO ha prodotto, dal 2011, diverse mappe, animazioni video, visualizzazioni, rapporti sui diritti umani e siti web che tentano di documentare la violenza perpetrata contro i migranti in mare e mettono in discussione il regime di visibilità imposto dai mezzi di sorveglianza in quest’area contesa.

Liquid Violence, 2018
Installazione video

Dal 2011 Forensic Oceanography conduce una ricerca critica sui fattori spaziali ed estetici che hanno trasformato il Mar Mediterraneo in un’area di confine militarizzata dove moltissimi migranti hanno perso la vita. Liquid Violence riunisce quattro percorsi di ricerca condotti nel corso degli anni: il primo, Liquid Traces (2014) descrive la rotta di un’imbarcazione abbandonata in mare nel 2011 durante gli interventi militari della Nato in Libia; Death by Rescue (2016) ricostruisce gli effetti letali delle decisioni prese dall’Italia e dall’Unione Europea al fine di limitare le attività di ricerca e soccorso in mare; infine, Mare Clausum (2018) indaga la duplice strategia di chiusura del mare attualmente adottata dal Governo Italiano che da un lato criminalizza le attività di soccorso delle ONG e dall’altro sostiene azioni delle autorità libiche atte a prevenire e intercettare le partenze dei migranti. Infine, The Crime of Rescue (2018), che offre una contro-investigazione sul sequestro della nave da soccorso ONG Iuventa. Ognuno di questi progetti intende analizzare e contestualizzare una specifica forma di violenza attuata in una zona di confine e tratteggiare un’anatomia politica dei vari e mutevoli sistemi di controllo di frontiera e (non) soccorso in mare, prendendo in considerazione le drammatiche conseguenze che queste pratiche hanno sulle vite dei migranti.