Kader Attia

Kader Attia, nasce nel 1970 nei sobborghi parigini di Seine-Saint-Denis da famiglia algerina e trascorre l’infanzia tra la Francia e l’Algeria. I conflitti interculturali vissuti fin da bambino così come gli anni trascorsi in Congo, Venezuela e Algeria sono elementi che affiorano costantemente nella sua ricerca. Attia realizza la sua prima mostra personale nella Repubblica del Congo nel 1996. In Italia espone per la prima volta nel 2003 nell’ambito della 50° Biennale di Venezia. Suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, inclusi la Tate Modern, l’ICA di Boston, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e la Collection Centre Georges Pompidou. Segnato da una eterogenea formazione culturale, Kader Attia ha sviluppato un linguaggio artistico che si nutre delle sue origini nord-africane, della sua nascita e formazione in Francia e della sua condizione cosmopolita di artista contemporaneo. Tipica della sua poetica è la riflessione sui temi della riappropriazione culturale e dell’ibridazione di oggetti, rimandi ed esperienze di contesti storici e geografici diversi.

The Body’s Legacies. The Post-Colonial Body, 2018; Untitled, 2018
Video; scultura

La ricerca di Kader Attia approfondisce il rapporto tra individuo e corpo sociale, focalizzandosi in particolare sul corpo post-coloniale contemporaneo. L’artista è particolarmente interessato a indagare la trasformazione del corpo dei discendenti degli schiavi e delle popolazioni colonizzate, in un momento in cui siamo testimoni di un nuovo fenomeno di dislocamento di corpi, come la crisi dei rifugiati. Nel suo film, The Body’s Legacies. The Post-Colonial Body, Kader Attia intervista quattro persone i cui progenitori furono schiavi o membri di popolazioni colonizzate, proponendo così una riflessione sulla repressione del corpo post-coloniale. La narrazione alterna esperienze personali con analisi più generali, focalizzandosi su una vicenda specifica, ovvero l’aggressione avvenuta in un sobborgo parigino nel febbraio del 2017 ai danni di un giovane, Théo Luhaka. In aggiunta al film, Kader Attia espone Untitled, una scultura composta da un pezzo di legno attraversato da una crepa riparata con delle graffe, che diviene rappresentazione metaforica della fragilità umana.